Pollock: ordine dietro al caos

In un weekend di agosto ho avuto la fortuna di visitare la casa-studio di Jackson Pollock a East Hampton, il mare dei newyorkesi, a tre ore di auto dal caos di Manhattan.
Il posto è a dir poco magico, con una vista a perdita d’occhio sul verde e sull’azzurro dell’oceano. Osservando il panorama, in pochi minuti ho visto una famiglia di cervi e alcuni aironi.
È affascinante vedere i luoghi in cui i geni creano le loro opere: i paesaggi che vedono, gli oggetti che scelgono di avere intorno. La casa di Pollock, che divideva con la moglie Lee Krasner,  era molto semplice. Forse l’unico oggetto velleitario era un giradischi nella sala, certamente molto tecnologico per allora.
Il suo studio, una casetta indipendente nel giardino, ha un’energia straordinaria. Sul pavimento ci sono spruzzi di colore che rievocano i suoi quadri, sembra di camminare su una sua gigantesca opera. Sensazione ben diversa dal vedere un suo quadro appeso in un museo.
Scattando alcune foto del pavimento mi sono accorto subito di quanto fosse al tempo stesso facile e difficile definire la giusta porzione di palchetto da inquadrare: meglio tanti listelli con macchie meno ingrandite o meglio pochi listelli più zoomati? In realtà qualunque focale impostassi, ogni taglio era inevitabilmente riconducibile al suo stile.
Così mi è tornato in mente un articolo che ho letto qualche anno fa sulla struttura frattale delle opere di Pollock, un articolo molto serio pubblicato su Nature nel 1999.
L’autore Richard Taylor, un fisico appassionato d’arte, ha dimostrato che gli spruzzi di colore dei dipinti di Pollock formano delle strutture frattali simili a quelle che si formano in natura negli alberi, nelle nuvole e sulle coste; proprio la loro regolarità geometrica rende i suoi quadri così unici e ‘belli’.  Il fatto strano è che i frattali sono stati scoperti vent’anni dopo la morte del pittore.
Taylor ebbe l’idea quando, isolato in montagna durante una tempesta, costruì con dei rami e dei secchi di vernice un semplice strumento che colorava una tela in base al vento. Dopo un’intera notte di tempesta e di spruzzi di vernice, la tela sembrava un capolavoro di Pollock: immediatamente pensò che il pittore avesse compreso i ritmi profondi della natura e li avesse riportati nella sua arte.
Osservando il panorama di East Hampton, quel silenzio rotto solo dai gabbiani e dal vento tra le piante, è stato semplice convincere anche me.
______________
Per approfondire

Rispondi