Come usare la saggezza della folla?

Ci sono alcune cose del mondo intorno a noi che non finiscono mai di stupirmi. Lo sapevate che se chiediamo a mille persone quanti fagioli ci sono in un barattolo, la media delle risposte sarà molto simile al numero reale di fagioli? Sembra incredibile eppure, anche su tematiche più specifiche, la capacità di prendere decisioni di un grande gruppo di persone è superiore a quella di pochi, persino se sono esperti nella materia specifica. Non a caso il pubblico di Chi vuol essere milionario indovina il 93% delle volte mentre l’esperto da casa solamente il 65%.
Diverse ricerche scientifiche del secolo scorso hanno dimostrato che questa cosa ‘magica’ funziona sotto certe condizioni (indipendenza delle risposte, disomogeneità dei partecipanti, decentralizzazione) che tutto sommato mi sembrano assolutamente frequenti e di semplice realizzazione.
Perché ci sembra così strano? Ebbene pare che dipenda dalla generale convinzione che individui esperti possano prendere decisioni più affidabili e che la folla sia composta per la maggior parte da individui irrazionali.
Invece la ‘diversità’ tra gli individui della folla batte di gran lunga la competenza specifica di qualche saggio: molto spesso gli esperti hanno opinioni diverse sullo stesso fenomeno ed un approccio senza pregiudizi può spesso fare la differenza.
Il segreto sta nel fatto che tante persone con diverse esperienze e competenze riescono ad avere accesso ad un maggior numero di informazioni e a diverse modalità di interpretazione, diversi algoritmi in grado di fare mediamente la miglior scelta.
Non a caso tra le più moderne tecniche di intelligenza artificiale molte si basano sull’utilizzo contemporaneo di diversi modelli per ottenere risultati più affidabili.
Un sacco di cose intorno a noi funzionano grazie all’affidabilità della folla: pensiamo ai motori di ricerca, che per calcolare il loro ranking si basano sui flussi di traffico di persone che hanno navigato prima di noi. Oppure ai software opensource come Linux, scritto e costantemente manutenuto da migliaia di sviluppatori indipendenti. Per non parlare del crowdsourcing che, grazie alla rete, negli ultimi anni è diventato uno strumento usato in diversi campi per raccogliere informazioni, finanziare aziende o  prodotti e persino progettare soluzioni complesse.
Attenzione però, se vengono disattese le condizioni di indipendenza, disomogeneità e decentralizzazione, possono accadere dei disastri. Pensiamo alle bolle e ai crack finanziari, generati dalla mancanza di indipendenza nella scelta degli investitori.
Nonostante la loro potenzialità si sente parlare molto poco di queste tecniche, soprattutto all’interno delle aziende, che potrebbero migliorare molto la loro capacità di prendere decisioni. Invece la tendenza rimane di contare su un piccolo gruppo di saggi, che spesso si rinchiude nelle proprie convinzioni inaridendo sempre più la loro organizzazione.
Questa sì che sarebbe una grande invenzione: trovare un modo di far partecipare alle decisioni delle aziende tutti i dipendenti, garantendo l’accesso alla conoscenza dei dettagli che spesso sfuggono ai board e che fanno la vera differenza.
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Per approfondire:
James Surowiecki (2005), The wisdom of crowds: why the many are smarter than the few, Anchor

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