La storia dell’umanità, la felicità e l’intelligenza artificiale

Nelle ultime settimane sono stato travolto dalla lettura di due libri fantastici di Yuval Noah Harari: Sapiens e Homo Deus. La storia dell’uomo da un punto di vista completamente nuovo che ci aiuta ad immaginare il nostro futuro. O a voler cambiare il nostro destino.
Lo sapevate che l’homo sapiens, come con poca modestia abbiamo battezzato la nostra specie, è vissuto per diecimila anni insieme ad altre specie come l’homo neanderthalensis, l’homo ergaster e l’homo rudolfensis?  Ero convinto che queste specie fossero esistite una dopo l’altra: prima l’ergaster poi l’erectus poi il Neanderthal e infine noi. Invece la Terra di 100.000 anni fa era calpestata da almeno sei differenti specie di uomo.
Le capacità cognitive uniche di noi Sapiens e il nostro linguaggio ci hanno resi la specie dominante sulla terra. Dove arrivavamo noi poco dopo sparivano i grandi mammiferi e le altre specie umane.
Quattro grandi Rivoluzioni hanno segnato il nostro cammino: la Rivoluzione cognitiva 70000 anni fa, la Rivoluzione Agricola 12000 anni fa, la Rivoluzione Scientifica 500 anni fa e la Rivoluzione Industriale 200 anni fa.
Quasi per caso i primi cacciatori-raccoglitori hanno cambiato le loro abitudini in un viaggio di migliaia di anni verso modelli sociali e culturali sempre più complessi che, in fondo, non hanno fatto altro che allontanarci dalla felicità.
Il passaggio alla coltivazione fu il primo cambiamento: facendo un piccolo passo alla volta pensando di migliorare la loro vita, di generazione in generazione,  i cacciatori-raccoglitori si ritrovarono a coltivare campi per dieci ore al giorno, a dover fare più figli per avere più braccia utili al lavoro, a dover pensare a metter via le scorte in caso di carestia. E a pagare al regnante di turno una tassa giustificata da un qualche ‘ordine immaginario costituito’ che lo costringeva a lavorare sempre di più per avere più o meno lo stesso.
Il nostro linguaggio complesso permetteva non solo di descrivere bene le cose che esistevano ma anche di parlare di cose che non esistevano: e proprio finzioni come l’idea di denaro, impero e religione hanno permesso di aggregare migliaia, milioni di persone intorno ad un unico obiettivo. Potenziandosi a vicenda hanno permesso di accelerare il passaggio da una rivoluzione alla successiva fino ai giorni nostri, dove i modi di vivere cambiano marcatamente da una generazione all’altra. Denaro, capitalismo (immaginiamolo come una moderna forma religiosa) e stato democratico hanno creato presupposti unici per l’espansione della scienza e della tecnologia a livelli inimmaginabili solo qualche secolo fa.
Abbiamo eliminato la fame, le malattie e persino la guerra.
Tutto questo ai danni della felicità. Siamo caduti nella ‘trappola del lusso’: più cose abbiamo e più ne desideriamo e più dobbiamo lavorare per potercele permettere.
L’aspetto positivo di questa accelerazione è che ci ha permesso di percepire e comprendere l’evidente aumento dell’infelicità; l’aspetto negativo è che la sfida scientifica del nostro secolo sarà proprio di eliminare l’infelicità e la morte attraverso le biotecnologie, l’ingegneria biomedica e l’intelligenza artificiale.
Vogliamo reingegnerizzare i nostri corpi e le nostre menti al fine di sfuggire alla vecchiaia, alla morte e all’infelicità, ma una volta che possederemo questa capacità, chissà cos’altro potremmo fare? Sono in molti a ritenere che i nuovi programmi dell’umanità alla fine si riducano all’unico scopo di voler diventare divini.
Siamo quindi vicini ad una singolarità, ad una nuova Rivoluzione che non sappiamo ancora battezzare ma che certamente porterà alla fine della nostra specie: ma ha senso tutto questo?
Voler trasformare la nostra natura per trovare la felicità nel mondo complicato di oggi, invece di assecondarla cercando di ricostruire la semplicità del mondo per cui siamo stati creati.
Proprio il fatto che ne stiamo parlando è un buon segnale. Libri come quelli di Harari sono stati letti dai grandi del mondo e questo mi rende ottimista sul futuro. Forse siamo in tempo per cambiare il nostro destino.
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Per approfondire:
Yuval Novaj Harari (2014), Sapiens. Da animali a dei: breve storia dell’umanità, Bompiani
Yuval Novaj Harari (2017), Homo Deus: breve storia del futuro, Bompiani

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