Fusione fredda: che fine ha fatto il metodo sperimentale?

Per millenni gli alchimisti hanno cercato di scoprire la pietra filosofale capace di trasmutare il piombo in oro. Prima della rivoluzione scientifica, in un mondo fatto di credenze e di magia, il possibile era solo limitato dalle leggi dei regnanti e dai dogmi delle religioni di turno.
Oggi è la scienza che ci insegna i limiti del possibile, in modo oggettivo, attraverso il metodo sperimentale. Partendo dall’osservazione dei fenomeni vengono definite teorie che sono valide fino a quando una nuova osservazione non le contraddica.
Nel 1989, gli scienziati Stanley Pons e Martin Fleischmann, annunciarono di aver trovato un nuovo modo di estrarre energia dagli atomi, senza il rischio radioattivo della fissione e a condizioni di temperatura e pressione gestibili in un’apparecchiatura da scrivania. Semplificando molto: basta un po’ di elettricità, degli elettrodi di metallo e una provetta di acqua pesante, per causare una reazione nucleare che genera calore in eccesso (vd fusione fredda per una spiegazione più esauriente).
Purtroppo per loro, la teoria attualmente in vigore nel campo della fisica nucleare, non prevede un comportamento di questo genere: a temperature così basse non è possibile alcuna fusione nucleare.
Così, entro tre mesi dallo storico annuncio il mondo accademico screditò e infangò i due  scienziati. Entro un anno furono di fatto espulsi dalle loro università. Addirittura Fleischmann fu cacciato dalla prestigiosa Royal Society di cui era onorato membro dal 1986.
Probabilmente i fisici quantistici sono abituati bene: l’aspetto incredibile della meccanica quantistica è stata la capacità di prevedere il comportamento e l’esistenza delle particelle subatomiche molti anni prima di qualsiasi osservazione sperimentale.
Forse per questo motivo anche di fronte ad un nuovo fenomeno, piuttosto di mettere in dubbio la loro teoria, misero in dubbio l’osservazione.
Da allora molti gruppi di ricerca hanno replicato l’esperimento e studiato nuove varianti: migliaia di volte è stato confermato il fenomeno del calore in eccesso e delle trasmutazioni e molte ricerche sono state pubblicate.
Certamente questo campo così promettente ha attirato anche molti personaggi ambigui, che ne hanno ulteriormente messo in crisi l’immagine. Diverse truffe sono state architettate, molte false invenzioni sono state annunciate alla ricerca di facile denaro o gloria.
Purtroppo non ho abbastanza competenze per constatare in prima persona l’attendibilità degli esperimenti eseguiti negli ultimi trent’anni, ma la loro diffusione in diverse nazioni e il profilo degli scienziati coinvolti mi sembrano sufficienti per concedere il beneficio del dubbio.
In fondo una nuova fonte di energia pulita ed inesauribile mi sembra una buon motivo per abbandonare i pregiudizi dell’attuale teoria e per indossare di nuovo le lenti curiose e laiche della scienza.
PS: il grande chimico inglese John Dalton nel 1808 stabilì che le trasmutazioni non erano possibili in quanto gli atomi erano indivisibili. Fortunatamente nel 1897 Sir J. J. Thomson se ne fregò e scoprì l’elettrone, nel 1919 Rutherford eseguì la prima trasmutazione artificiale in laboratorio. Gli alchimisti avevano ragione!
_______________________
Per approfondire:
Steven B. Krivit (2016), Explorations in nuclear research, Vol 1, 2 3, Pacific Oak Press
Mats Lewan (2014), An impossible invention, John Loss
Eugene F. Mallove (1999), Fire from ice, Infinite Energy Press
Edmund Storms (2007), The science of low energy nuclear reactions, World Scientific

Rispondi